Vogliamo coinvolgere gli studenti in un percorso di data journalism che racconti le storie nascoste fra le migliaia di dati disponibili on-line per renderle accessibili e interessanti per tutti.
Un percorso che parte a dicembre con la formazione degli insegnanti e prosegue da gennaio a maggio direttamente nelle scuole che hanno aderito al progetto.
I partecipanti lavoreranno in classe per realizzare degli elaborati (utilizzando il linguaggio e gli strumenti che più li ispirano) che verranno presentanti in un contest cittadino. I lavori verranno esaminati da un comitato tecnico che premierà il migliore.
“Dato che penso” è il blog che nasce proprio per raccontare il progetto “A scuola di Data Journalism”, in particolare il lavoro di insegnanti e studenti durante la preparazione dei lavori: entreremo nelle scuole della città per raccontarvi il “work in progress” all’interno delle classi.
Perchè un progetto sul data journalism?
- Per formare i ragazzi su:
– il fact checking ed il pensiero critico;
– nuove forme di cittadinanza attiva;
– il consumo critico delle informazioni presenti sul web;
– nuove figure professionali legate al mondo del digitale, come quelle del data scientist e data journalist;
– analisi e creatività. - fornire nuovi spunti sull’utilizzo degli Open Data.
Cos’è il data journalism?
Ce lo spiega Elisabetta Tola, giornalista che ha tenuto la formazione ai docenti coinvolti nel progetto
Tema 2017: la qualità dell’aria
Le classi che parteciperanno al progetto, con il supporto dei loro insegnanti, potranno analizzare ed elaborare i dati registrati dalle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria, le serie storiche relative alla temperatura o alle piogge, i livelli di diffusione dei pollini, o qualunque altra informazione disponibile ritengano rilevante per approfondire un tema ambientale di loro interesse legato alla qualità dell’aria o all’andamento del clima.