Ci siamo, abbiamo tagliato il traguardo e lo abbiamo fatto nella perfetta cornice dell’evento Reggiano più innovativo dell’anno: After Futuri Digitali.
Dopo aver assistito allo spettacolo “Copernico non ci credeva”, realizzato dalla compagnia teatrale MaMiMò, vari ospiti sono intervenuti per congratularsi con i nostri ragazzi.
“Benvenuti nell’antropogene”. Così apre l’incontro Enzo Motta, funzionario di Arpae che ha avuto un ruolo chiave nella formazione delle scuole per il nostro progetto. Il termine ha un valore comunicativo e sta a significare che l’uomo, nell’ultimo secolo, ha avuto un impatto così importante sui processi biologici del nostro pianeta da determinare addirittura delle mutazioni sull’ecosistema stesso. Quello di cui ha parlato Copernico nello spettacolo è questo: una sfida verso la gestione di una progressione che sarà sempre più veloce.
Abbiamo avuto modo di riguardare i progetti finali, stavolta insieme ai ragazzi, che hanno avuto la possibilità di avere dei riscontri diretti da parte di Arpae, vagliando insieme i punti di forza e anche qualche simpatico “strafalcione”.
Proseguendo in questa giornata all’insegna della cultura e dell’innovazione, la Professoressa Cinzia Ruozzi dell’Ufficio scolastico Provinciale ci ha letto un passo di Galileo Galilei tratto da “Il Saggiatore”. Galileo si rivolgeva ad un pubblico di non intendenti, interessati ai fenomeni ma che non ne possedevano il linguaggio giusto per comprenderli. Ugualmente gli studenti, prendendo dei dati che per noi sono difficili e mettendoli a disposizione di tutti, hanno svolto un accurato lavoro di “cittadinanza attiva”.
Anche il professore Nicola Dusi dell’Università di Modena e Reggio Emilia, raccontando l’impegno dedicato a questo blog, ha fatto una citazione importante prendendo spunto dal romanzo di Umberto Eco “In nome della rosa”. Nello stesso modo in cui i monaci lavoravano per trascrivere, tradurre e rilanciare nel loro mondo il latino, così gli studenti sono andati ad aprire le librerie degli open data per interpretarli e tradurli nei lavori che hanno fatto insieme agli insegnanti. Stavolta però le porte della biblioteca rimangono aperte e i dati diventano condivisibili.
Il premio è stato consegnato dall’assessora Valeria Montanari, che ha esortato gli studenti a continuare su questo percorso dei big data poiché apre anche a nuove figure professionali molto ricercate, sia scientifiche che nelle Digital Humanities. Ad esempio, a Reggio Emilia c’è la realtà del club digitale di Unindustria.
Abbiamo infine ascoltato l’esperienza dei ragazzi vincitori del progetto “A scuola di data Journalism”, che ci hanno raccontato di come sono venuti a conoscenza degli strumenti adatti per presentare i lavori. Oltre all’ottimo lavoro del sito web, il video è stato un grande valore aggiunto: quale modo migliore per rendere i dati numerici facilmente leggibili se non le immagini?
Dato che noi della redazione non riusciamo ancora a salutarvi, se volete scoprire qual è stato il premio che la scuola vincente si è aggiudicata aspettate il nostro prossimo articolo e vi accompagneremo in una entusiasmante gita presso l’istituto Blaise Pascal.
Intanto ringraziamo tutti quelli che hanno collaborato alla buona riuscita di questo progetto, il Comune di Reggio Emilia, Arpae, Ifoa e tutte le scuole. E ringraziamo i professori Nicola Dusi e Mauro Salvador per averci regalato questo blog.
Gabriella Fauci