Cosa sono gli open data?
Sono i dati che presentano le seguenti caratteristiche:
- sono disponibili secondo i termini di una licenza o di una previsione normativa che ne permetta l’utilizzo da parte di chiunque, anche per finalità commerciali, in formato disaggregato;
- sono accessibili attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ivi comprese le reti telematiche pubbliche e private, sono adatti all’utilizzo automatico da parte di programmi per elaboratori e sono provvisti dei relativi metadati;
- sono resi disponibili gratuitamente attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, comprese le reti telematiche pubbliche e private, oppure sono resi disponibili ai costi marginali sostenuti per la loro riproduzione e divulgazione
Fonte: Codice dell’Amministrazione Digitale
Cosa sono i Big Data?
Cos’è il Data Journalism?
Tra le più recenti inchieste di data journalism realizzate in Italia meritano una menzione l’indagine #scuolesicure condotta dalla rivista Wired (e successivamente approfondita anche da agi.it) e il reportage sul progetto #scuoledigitali curato dall’Agenzia Giornalistica Italia.
La prima, realizzata a dieci anni dalla tragedia di San Giuliano di Puglia, ha mostrato come sono stati utilizzati i fondi pubblici stanziati dopo la disgrazia per effettuare lavori di messa in sicurezza negli edifici scolastici italiani. La seconda invece si è interrogata sugli sviluppi della digitalizzazione all’interno degli Istituti del Belpaese, andando a verificare quali progetti sono stati concretamente messi in atto per portare nelle aule la svolta digitale voluta dall’ex ministro Stefania Giannini.
Cosa sono le fake news?
Cos’è il Fact-Cheking?
L’anglicismo indica il lavoro di verifica dei fatti o delle fonti volto a contrastare il fenomeno di diffusione delle fake news.
Il fact checking è, innanzitutto, una pratica del giornalismo di verifica su se stesso, ovvero l’attività di controllo e revisione degli elementi fattuali degli articoli e di ciò che i media pubblicano. È una pratica condotta non solo da giornalisti professionisti, ma che si è estesa anche ai semplici cittadini, soprattutto nell’era digitale dove il reperimento delle fonti è reso molto più semplice. Si applica in particolare nell’ambito della politica e alle informazioni divulgate tramite i mezzi di comunicazione.
In Italia ci sono diversi progetti e siti a supporto del fact checking. Il più rilevante è Pagella Politica, che mira a monitorare la veridicità delle dichiarazioni dei principali politici italiani, ma esistono anche associazioni come Factcheckers, che si occupa di diffondere la cultura della verifica delle fonti tra studenti, docenti e organizzazioni educative.
Cos’è un Hackathon?
Il termine hackathon deriva dalla crasi tra hacker, concetto che in termini positivi indica il “distruggere per migliorare”, e marathon.
L’hackathon consiste in una specie di convention in cui programmatori, sviluppatori, esperti ed operatori della programmazione e del web si riuniscono per un breve periodo di tempo in cerca della soluzione a un problema informatico relativo al software o all’hardware, cercandovi (o più spesso creando) soluzione. Molto spesso ad organizzare questi convegni sono le aziende, che in questo modo sfruttano le competenze, le capacità, le idee e la motivazione di persone esterne all’azienda per trovare risposte innovative al problema che intendono risolvere.
Come si svolge? I partecipanti, una volta scelto il tema, si dividono in squadre ed in tavoli, in modo tale da avere un mix di competenze e fare lavoro di squadra. Al termine dell’hackathon vengono illustrati i progetti realizzati e una giuria premia, tra quelli proposti, i lavori più meritevoli.
L’organizzazione di un hackathon prevede un team composto da persone con ruoli specifici. Essi sono: il responsabile o l’hackathon manager, colui che organizza il tutto; il o i facilitatori, che fanno da ponte tra i gruppi di lavoro e la giuria; il supporto tecnico, che dipende dalla tecnologia che viene usata durante la giornata. Ci possono essere anche dei ruoli opzionali, come quello del mentore, esperto che dà una mano al team, dei giudici e dello speaker.
Cos’è CKAN?
CKAN, acronimo di Comprehensive Knowledge Archive Network, è un software open source che consente di allestire un database online di open data a disposizione della comunità. Ckan permette di conservare e distribuire su vasta scala dati di ogni natura, come fogli di lavoro o dati estratti da database. Il codice è stato creato ed è tuttora curato dall’Open Knowledge Foundation, la stessa organizzazione che si è occupata di definire il concetto di open data. Questa tecnologia è divenuta uno standard internazionale per quanto concerne la diffusione degli open data ed è adottata da moltissime organizzazioni governative in tutto il mondo.
Ckan si compone di due parti: il sito web, grazie al quale è possibile accedere ai dati condivisi da vari enti a livello mondiale, e il programma open source, per mezzo del quale è possibile importare, gestire e condividere dati. Vengono inoltre sempre fornite informazioni relative alle fonti di chi pubblica il materiale.
Ckan mette a disposizione degli utenti anche potenti strumenti per la visualizzazione degli elementi presenti nei suoi dataset: grazie alla georeferenziazione, ad esempio, è possibile visualizzare i dati all’interno di una mappa digitale, mentre la funzione graphing data permette di visualizzarli in vari formati grafici.
Cos’è DEXT3R?
Dext3r è l’applicazione per l’estrazione dei dati meteo registrati dalla rete di rilevamento regionale RIRER (Rete integrata regionale idropluviometrica dell’Emilia-Romagna) gestita da Arpae-Simc.
I dati disponibili derivano da misure effettuate in tempo reale con le apparecchiature elettroniche automatiche che costituiscono la rete regionale RIRER, ma anche da molte altre fonti, quali ad esempio le registrazioni storiche dell’ex Servizio idrografico e mareografico nazionale (SIMN).
Il portale Dext3r è un estrattore di dati per un pubblico che ha bisogno di modeste quantità di dati, risulta perciò intuitivo e facile da utilizzare. Per procedere all’estrazione dei dati di interesse, viene chiesto di inserire tre tipi di informazioni: un periodo temporale, una o più variabili, una o più stazioni. È possibile quindi specificare il formato nel quale si desidera ottenere i dati tra csv (comma-separated values, ossia tabelle rappresentate da linee di testo le cui celle sono separate da un apposito carattere), xls (il formato di Microsoft Excel) o pdf (il formato Adobe).
Attenzione però alla visualizzazione: bisogna infatti ricordare che l’orario con cui i dati sono registrati è in formato UTC, ovvero un’ora indietro rispetto all’ora locale italiana.
Cos’è Google Fogli?
Uno dei rompicapi più ricorrenti tra i giornalisti che si trovano a dover lavorare con i big data è la rappresentazione di questi in modo chiaro e preciso. Ciò che si intende comunicare e dimostrare attraverso i dati è di fondamentale importanza nel data journalism, per questo la scelta del “come” rappresentare tali informazioni non può passare in secondo piano. Uno tra gli strumenti più efficaci e di immediata reperibilità è Google Fogli, un servizio erogato da Google che permette di creare grafici personalizzati per analizzare, ma anche raccontare, quei determinati dati. Una volta creato il foglio di lavoro e aggiunti i dati da elaborare, le opzioni modificabili e le eventuali scelte da apportare sono svariate e estremamente adattabili ad ogni esigenza rappresentativa. In base alla qualità dei dati, e a ciò che si vuole mostrare con essi, si può non solo selezionare il tipo di grafico più adeguato, ma anche modificare colori, tipi di colonne, di rappresentazione, font, dimensione dei caratteri, il tutto in modo molto intuitivo, gratuito e su Cloud, quindi accessibile in remoto da un qualsivoglia dispositivo.
Cos’è My Maps?
My Maps è un servizio di Google che permette di creare e condividere in modo semplice ed intuitivo delle mappe personalizzate.
Con “mappe” si fa riferimento ad ogni tipologia di pianta: tra le varie alternative proposte da questo strumento sono presenti infatti sia semplici mappe base che mappe con vista satellitare, ma anche le classiche mappe fisiche con rilievi, o mappe politiche con colori tenui e di bassa saturazione (tinte appositamente ideate per facilitare la lettura di eventuali didascalie). È possibile inoltre creare mappe con itinerari personalizzati, così come carte storiche.
In ogni mappa si possono inserire icone e segnaposti (con grafica modificabile) personalizzabili con l’aggiunta di un titolo, una breve descrizione testuale, dei contenuti multimediali (come ad esempio immagini o video).
My Maps è uno strumento davvero molto versatile ed intuitivo nell’uso, e risulta perciò perfetto anche per rappresentare i dati. Compito dell’utente stabilire in modo accurato quale modalità adottare per raggiungere l’immediatezza comunicativa più efficace possibile.