Siamo arrivati alla resa dei conti con il nostro ormai affezionato progetto “A scuola di Data Journalism”. Tutti gli studenti delle scuole coinvolte hanno lavorato duro e siamo orgogliosi di raccontare i loro elaborati in attesa della premiazione finale.
Iniziamo dalla classe seconda del Liceo IESS che, in un interessante documentario sotto forma di video, ci ha reso partecipi del percorso svolto partendo dalla fase “embrionale” del progetto fino ad arrivare alle conclusioni, ottenute combinando giornalismo, opinione pubblica e dati di fatto.
L’obiettivo dei nostri giovani ricercatori era ben chiaro fin da subito: la ricerca della verità, quella che è difficile da scovare in una società caratterizzata da una sovrabbondanza di dati e informazioni la cui sincerità a volte non è facilmente dimostrabile.
Gli studenti hanno avuto modo di approfondire l’argomento anche grazie all’intervento del giornalista Paolo Attivissimo, di cui ricordiamo l’intervista. Tra le sue parole, “Notizie sensazionali necessitano di prove sensazionali” è diventato poi il motto che ha motivato e guidato la loro missione.
Il tema scelto dai ragazzi per “A scuola di Data Journalism” riguarda l’inquinamento atmosferico a Reggio Emilia. Dalle loro prime indagini, il traffico stradale sembra esserne la causa principale, almeno secondo l’opinione comune dei cittadini: ma è solo una sensazione o è la realtà? Vediamo cosa hanno scoperto durante le varie fasi di analisi.
La classe ha determinato innanzitutto il focus della ricerca, concentrandosi sull’inquinamento atmosferico causato dalle polveri sottili, in particolare sulla presenza del pm10 nell’aria.
Successivamente, gli studenti si sono divisi in gruppi di quattro persone, ripartendosi i compiti. Sono quindi nati il gruppo “social media”, che ha aperto la pagina Instagram chiamata Emiliapollution per documentare i progressi del lavoro; il gruppo “di analisi”, che ha passato in rassegna le fonti giornalistiche cartacee e digitali alla ricerca di notizie che riportassero dati sulla qualità dell’aria; il gruppo “verifica e controllo”, che ha vagliato i dati raccolti mettendoli a confronto con quelli contenuti nel sito Arpae; il gruppo “di ricerca”, che si è occupato delle interviste sul campo ai cittadini; infine il gruppo “multimedialità”, grazie al quale è stato realizzato il video finale.
I risultati ottenuti sembrano aprire una “caccia all’uomo” alquanto ironica: i cittadini sono concordi nel dire che Reggio Emilia sia una città molto inquinata, ma allo stesso tempo tutti pensano di inquinare poco o per niente. Chi sarà allora il vero responsabile?
Per il momento non si è scovato alcun colpevole, ma va sottolineata un’importante scoperta emersa dagli studi dei ragazzi: fonti attendibili infatti sostengono che dal 2012 al 2017 le giornate di sforamento del limite del pm10 si sono ridotte da 93 a 83. Che davvero si stia imparando a inquinare meno?
I ragazzi hanno avuto un incontro anche con Paolo Burani, sindaco di Cavriago, durante la ricerca di possibili soluzioni al problema inquinamento. Il sindaco ha esortato tutti a ridurre il numero delle automobili in circolazione a Reggio Emilia e ha invitato a non sottovalutare le ripercussioni che hanno questi tragici dati, anche se meno negativi che in passato, sulla salute delle persone.
Terminato il progetto, i ringraziamenti degli studenti vanno ancora una volta al loro professore Stefano Preziosi, per avergli proposto questa iniziativa e per averli supportati durante tutto il percorso.
Gabriella Fauci
PS: Dopo aver presentato tutti gli elaborati delle scuole, riveleremo i vincitori di questa importante sfida giornalistica e il loro premio, che sarà consegnato durante una giornata speciale. A breve i dettagli, continuate a seguirci! 😉