Secondo il sociologo della comunicazione Andrea Fontana “viviamo in una dimensione narrativa”, all’interno della quale tutto ciò che fa parte della vita quotidiana è circondato da una rete narrativa che stimola i nostri pensieri e le nostre emozioni; per questo motivo l’uomo da sempre sente la necessità di raccontarsi.
Lo storytelling (story ‘storia’ – (to) tell ‘raccontare’), ovvero l’arte di narrare storie, è la tecnica che viene utilizzata per raccontare tutte le storie che circondano il progetto A scuola di data journalism.
Il blog Dato.che.penso. Un approccio scientifico alla notizia è nato, infatti, con l’obiettivo di restituire alla cittadinanza i progressi riscontrati durante l’intero svolgimento del progetto, attraverso l’utilizzo di articoli, ognuno dei quali possiede una sua struttura narrativa interna. Ogni articolo racconta una “mini” storia che può riguardare sia gli eventi che circondano il progetto stesso, sia la testimonianza dei vari protagonisti, ovvero studenti e professori coinvolti. Ogni storia raccontata tramite articolo possiede un protagonista, un eroe del racconto: può essere reale, ossia uno studente, un professore o un ente coinvolto, o invece tematico, ad esempio il “data journalism”, le “fake news”, gli “open data”, ed ognuno dei temi affrontati durante l’intero progetto.
La narrazione all’interno dell’articolo viene solitamente supportata da una componente visiva, che può essere costituita da fotografie che anticipano il contenuto dell’articolo oppure da video esplicativi di concetti affrontati che possono risultare complessi senza un supporto visivo. Quindi, l’elemento visivo ed il testo scritto dell’articolo sono fondati su una relazione intermediale, in quanto la fotografia è in grado di implementare ciò che viene raccontato nell’articolo e allo stesso modo garantisce un’efficacia aggiuntiva alla componente scritta, stimolando l’immaginazione del lettore che si confronta con i personaggi ritratti. Inoltre l’articolo è in grado di spiegare in modo più approfondito ciò che è stato immortalato dallo scatto fotografico.
La decisione di utilizzare sia un linguaggio verbale, costituito dalla componente testuale degli articoli, che un linguaggio iconico/figurativo, rappresentato dalle fotografie relative agli articoli e dai video esplicativi, è una strategia utile per attrarre maggiormente l’attenzione dell’utente, il quale, se incuriosito dal titolo e dall’immagine in primo piano, proseguirà con la lettura della narrazione. Usando termini più teorici, il blog utilizza strategie “sincretiche”, in quanto al suo interno è possibile individuare più linguaggi in azione: quello verbale e quello iconico-figurativo.
È possibile rendere transmediale ognuna delle narrazioni presenti nel blog attraverso la condivisione delle storie su altre piattaforme. Per narrazione transmediale s’intende infatti una storia che viene veicolata attraverso diversi canali di distribuzione, come per esempio un romanzo che amplia la propria narrazione attraverso il film, oppure un fumetto che diventa successivamente serie tv e poi videogame. Allo stesso modo, anche le storie di Dato.che.penso. Un approccio scientifico alla notizia diventano transmediali attraverso la condivisione sui social network degli articoli pubblicati, delle foto e dei video, in modo tale che essi raggiungano un numero di utenti più elevato. È in questo caso che risulta indispensabile scegliere una fotografia efficace che accompagni l’articolo, in quanto al momento della condivisione sui social ciò che appare sulla nostra “bacheca” è proprio l’immagine fotografica.
La condivisione sui social delle storie che circondano il progetto, però, potrebbe risultare dispersiva all’occhio dell’utente, rischiando che i contenuti pubblicati vengano ignorati in mezzo alla moltitudine di notizie condivise. Tuttavia, ci sono alcuni elementi che rimangono invariati e che creano un universo narrativo coerente utile al lettore per muoversi più facilmente all’interno delle varie narrazioni, come per esempio la tematica dell’ambiente su cui si basa l’intero progetto.
In conclusione, è possibile affermare che dietro ad un semplice blog come il nostro si nascondono scelte, progettazione e strategie al servizio di storie interessanti. Anche perché, come ricorda Roland Barthes: “Innumerevoli sono i racconti del mondo. Il racconto è presente in tutti i tempi, in tutti i luoghi, in tutte le società; il racconto inizia con la storia stessa dell’umanità. Non è mai esistito in alcun luogo un popolo senza racconti […] il racconto è là come la vita”.
Francesca Zago