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Intervista 3.0 : Patrizia Nanni ci presenta la sua squadra di “nerd”.

Continuano i nostri incontri con gli insegnanti coinvolti nel progetto “A scuola di Data Journalism”. Questa volta ci troviamo al Liceo Ariosto Spallanzani, dove ad attenderci vi è Patrizia Nanni, ospite di questa nostra terza intervista. Entriamo a scuola proprio nel momento dell’intervallo: i corridoi brulicano di studenti intenti a godersi i dieci minuti di libertà tra una lezione e l’altra.
Nonostante l’inevitabile chiacchiericcio che s’innalza tra le mura scolastiche, riusciamo a ritagliarci uno spazio tranquillo in biblioteca: la nostra chiacchierata con la professoressa Nanni può iniziare.

Professoressa, lei cosa insegna?

“Insegno italiano e latino nel biennio del liceo scientifico. In particolare, la classe che seguirò per il progetto è una prima di indirizzo informatico, che segue il percorso ministeriale aggiungendo ad esso due ore di lezioni di informatica. Non è una classe molto numerosa, sono 23 studenti, ma tutti molto attivi nell’interesse e nella partecipazione: questo è sicuramente uno dei principali motivi per cui ho ritenuto fossero la classe adatta. Inoltre, ho la fortuna di avere accanto nel progetto il professor Strozzi, docente di matematica ed informatica che, oltre ad essere molto competente in ciò che insegna, è anche veramente bravo nel coinvolgere gli alunni. Non appena ho proposto loro quest’attività, i ragazzi hanno cominciato subito a pensare a varie idee da poter eseguire in digitale, quindi video, grafiche e tante altre cose per la cui realizzazione è necessario l’utilizzo del computer.”

Quindi sarete in due a seguire gli studenti nel progetto?

“Io sono la referente, però ho coinvolto anche i colleghi: partecipiamo tutti assieme. Come accennato prima, il professor Strozzi mi darà una mano occupandosi della parte pratica del progetto, insieme al tecnico del laboratorio di informatica. Si è resa inoltre disponibile anche l’insegnante di scienze, visto che le tematiche sono ambientali: stiamo decidendo in questi giorni in che modo potrà contribuire.”

Avete già iniziato ad elaborare delle idee per il progetto e, nel caso, avete già stabilito una data in cui comincerete a lavorare in modo concreto?

“Abbiamo cominciato a rifletterci adesso perché, avendo il quadrimestre, il mese di gennaio è stato molto impegnativo, sia per gli studenti che per noi insegnanti. Ho già presentato l’attività ai ragazzi, spiegando loro di cosa si tratta e su quali tematiche dovranno lavorare; dal punto di vista organizzativo li ho divisi in 4 gruppi di 6 persone ciascuno, e ora stanno pensando a cosa vorrebbero realizzare. Inoltre, durante le ore di italiano abbiamo in classe un’ospite, una ragazza tedesca che è in Italia con Intercultura e segue le mie lezioni per imparare meglio la lingua: anche lei parteciperà al progetto facendo parte di un gruppo. Siamo quindi nella fase di elaborazione: non abbiamo ancora prefissato una data precisa in cui iniziare a lavorare concretamente, ma sarà sicuramente dopo il 10 febbraio, giorno per il quale bisogna almeno avere pronti gli argomenti, e non oltre la fine del mese, soprattutto perché febbraio è il periodo che più si presta per dedicarsi a questo tipo di progetti, quello un po’ più rilassato, prima che ricominci la pressione delle varie attività didattiche.”

Com’è venuta a conoscenza della possibilità di aderire a quest’iniziativa?

“Me ne ha parlato la Preside. Inizialmente avrebbe dovuto partecipare un’altra collega, ma sono sorti alcuni problemi a causa dei quali ha dovuto ritirarsi all’ultimo momento. A quel punto, la Preside ha chiesto a me se ero interessata a prenderne parte, sapendo anche che la classe dove insegno poteva rivelarsi molto adatta.”

È stata la prima volta che ha sentito parlare di data journalism? Che riscontro ha avuto dai corsi di formazione?

“Esatto, non ne avevo mai sentito parlare prima. I corsi di formazione sono stati interessanti, proprio perché non sapevo assolutamente nulla di questo argomento. Grazie al primo incontro ho imparato cos’è il data journalism e come funziona, mentre durante il secondo meeting, con i tecnici di Arpae, ho appreso il funzionamento degli open data e quindi del rilevamento di dati nello specifico, soprattutto in riferimento al discorso delle centraline. L’intervento che ho apprezzato maggiormente, e che mi ha dato di più, è stato quello del dottor Luca Torreggiani: davvero molto chiaro e lineare nella spiegazione. Riguardo l’organizzazione dei corsi, l’unica critica che mi sento di fare è nei confronti della durata degli incontri, a volte molto lunghi.”

Come scuola, siete ben forniti di strumenti digitali, da utilizzare eventualmente per la realizzazione del progetto?

“Sì, per fortuna la strumentazione tecnologica a nostra disposizione è molto buona: non abbiamo tablet ma in ogni classe c’è un computer e la lavagna elettronica LIM, e abbiamo due laboratori d’informatica davvero ben tenuti. I mezzi quindi ci sono, e i ragazzi sono molto bravi ad usarli.”

Durante la visita al liceo Spallanzani, abbiamo avuto occasione di conoscere e scambiare due parole anche con il professor Strozzi: il docente, così come la professoressa Nanni, si è mostrato molto entusiasta di partecipare a questo progetto e soprattutto di lavorare con gli studenti. Davanti ad un caffè, i due insegnanti ci hanno raccontano di come i loro ragazzi siano sempre pronti ad affrontare nuove avventure con idee sorprendenti ed originali. Una tra queste, relativa al progetto e che ci ha davvero incuriosite, riguarda la realizzazione di un documentario… non vediamo l’ora di scoprire cosa riusciranno a creare questi piccoli nerd!

Gabriella Fauci e Elisa Castagnetti

Tags : data journalismprofessori

The author Redazione Unimore