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L’Hackathon: una sfida a colpi di data journalism

Durante la giornata del 16 marzo Arpae, IFOA e il Comune di Reggio Emilia hanno unito le forze per organizzare un evento particolare: un Hackathon. In questa originale maratona, gli studenti coinvolti nel progetto “A scuola di Data Journalism” hanno dovuto affrontare una sfida che aveva come obiettivo la risoluzione di una problematica legata al tema dell’ambiente attraverso il data journalism. In totale hanno partecipato all’Hackathon oltre 80 studenti, suddivisi in sette gruppi, affiancati sia da tutor che dai loro professori.

All’inizio della giornata è stato un rappresentante di Arpae a illustrare le tematiche da analizzare, riguardanti principalmente due tipi di dati: il clima e la qualità dell’aria. Nello specifico, per i dati climatici i ragazzi avevano a disposizione l’andamento delle temperature e delle precipitazioni dal 1961 al 2015 di tutta la regione Emilia Romagna, registrate nelle stazioni di rilevamento di Arpae presenti sul territorio. Per quel che riguarda invece i dati dell’inquinamento dell’aria sono stati proposti più parametri. La scelta dei ragazzi poteva riguardare lo studio dell’ozono, tipico inquinante estivo, le famose e famigerate PM10 e il biossido di azoto, inquinante quasi sconosciuto ma molto rilevante dal punto di vista tossicologico perché generato da diversi processi di tipo industriale e domestico. Questi dati sono stati raccolti in un arco temporale più ristretto, dal 2010 al 2017.

Abbiamo colto l’occasione per parlare nuovamente con la professoressa Patrizia Nanni, docente di lettere del Liceo Ariosto Spallanzani, che ci ha raccontato come è stata strutturata la giornata. Per prima cosa, IFOA ha provveduto alla suddivisione degli studenti in gruppi formati da ragazzi di varie scuole, così che potessero conoscersi lavorando assieme. Ad ogni gruppo sono poi stati illustrati temi e dati su cui lavorare; la scelta finale è stata lasciata ai ragazzi, che si sono consultati tra loro e hanno scelto il percorso da seguire tenendo conto anche degli argomenti già affrontati a scuola e condividendo conoscenze e preparazioni diverse. Una volta scelto cosa analizzare, gli studenti si sono divisi il lavoro: una metà ha analizzato i dati a computer, scaricandoli dalla rete, mentre l’altra metà si è occupata dell’esposizione finale. A questi è stato chiesto di prestare particolare attenzione all’aspetto comunicativo, ovvero a come rappresentare correttamente i risultati a cui i compagni sono giunti: c’è chi ha lavorato con Google Sites e chi ha sfruttato InfoGram, ma non sono mancati grafici, testi scritti e le classiche presentazioni PowerPoint. Lo scopo era quello di trovare lo strumento più adeguato, che riuscisse a tener conto non solo delle conoscenze effettive già possedute dagli studenti, ma anche del linguaggio più adatto da usare in base allo specifico target a cui presentare i risultati. Le criticità non sono mancate, ci sono state alcune difficoltà iniziali con gli strumenti a disposizione o nel concettualizzare il problema, ma ogni gruppo alla fine è riuscito ad arrivare ad una conclusione soddisfacente.

Durante la giornata abbiamo anche chiacchierato con alcuni studenti dei piccoli ostacoli che hanno dovuto affrontare, legati principalmente alla complessità del tema. Un primo gruppo ci ha spiegato che il progetto scelto verteva sul confronto dei dati delle temperature tra le zone di Reggio Emilia, Bologna e Rimini, ma siccome tali osservazioni erano suddivise nelle quattro stagioni, i ragazzi hanno dovuto costruire quattro diversi grafici per località: l’ostacolo principale, per loro, è stato gestire i calcoli medi e il grafico che presentava i risultati finali. Un altro gruppo ha invece analizzato i dati sul cambiamento delle precipitazioni a Reggio Emilia nel corso degli anni dal 2005 al 2015: scomponendo i dati per trimestri, ci hanno raccontato di aver scoperto che nei mesi invernali le precipitazioni in città sono calate, mentre in quelli estivi sono aumentate.

Dato il poco tempo a disposizione non tutti sono riusciti ad arrivare ad un’ipotetica soluzione dei problemi sorti durante l’analisi dei dati, ma nulla toglie che questo possa avvenire in un secondo momento. Il lavoro degli studenti tra i banchi di “A scuola di Data Journalism” continua e speriamo di avere presto una nuova occasione per documentare i loro progressi.

M. Doina Mareggini e Gabriella Fauci

Tags : data journalismhackathonopen datastudenti

The author Redazione Unimore