Incontriamo Elena Barozzi, prima lady a prendere la parola
Mentre le classi sono quasi pronte per dare il via all’inizio di “A scuola di Data Journalism”, stiamo andando a conoscere gli insegnanti che accompagneranno gli studenti in questo percorso. Protagonista del nostro secondo incontro con i professori è Elena Barozzi, docente di matematica presso l’Istituto Blaise Pascal. La professoressa ci ha accolte con il sorriso e si è dimostrata fin da subito un’interlocutrice loquace ed entusiasta, rendendo l’intervista una piacevole chiacchierata.
Partiamo dall’inizio: com’è venuta a conoscenza del progetto?
“Il progetto è stato presentato a noi docenti dalla Preside e in molti l’hanno accolto con interesse fin da subito, specialmente chi, come me, insegna nell’indirizzo scientifico. Inoltre, i ragazzi stanno facendo l’Alternanza scuola-lavoro con Iren, quindi si tratta di un ambito di lavoro analogo. Non solo: il tema è molto interessante perché i dati sono la prospettiva del futuro. Se prima il problema era l’assenza di dati, ora abbiamo il problema opposto, e cioè che di dati ce ne sono troppi. La nuova difficoltà diventa come affrontarli, metterli insieme e capirli. I dati, infatti, possono essere curvati ed elaborati a seconda del proprio interesse: quando si percepisce un’informazione, anche se il dato è corretto, ci possono essere interpretazioni diverse. Questo è uno dei temi più sensibili che speriamo di trasmettere ai ragazzi: far nascere in loro la consapevolezza verso quello che può essere chiamato “pericolo dell’informazione”.”
I corsi di formazione sul data journalism hanno introdotto terminologie e concetti molto tecnici, tra cui quello di open data. Le sono risultati abbastanza chiari o ha avuto qualche difficoltà?
“In quanto insegnante di matematica, gli aspetti più tecnici del progetto non sono stati per me un problema, mentre le mie colleghe di italiano e scienze, le professoresse Mori e Fornaciari, che seguiranno con me la classe nel progetto, sono rimaste un po’ più perplesse. Ciò però non rappresenta un ostacolo all’interno dello svolgimento del lavoro: ognuna di noi si occuperà del lato del progetto più affine alla materia che insegna. Io, appunto, mi dedicherò alla parte più tecnica, riguardante l’estrazione dei dati. La professoressa di scienze invece, dal momento che l’atmosfera fa parte del programma di quest’anno, parlerà di come l’inalazione delle polveri sottili impatta sui polmoni e sulla respirazione. Infine, l’insegnante d’italiano sta già affrontando in questi giorni in classe la differenza tra testo narrativo e testo giornalistico, e tra narrazione continua e discontinua: tutto ciò sarà utile agli studenti perché, una volta pronti i dati, lavoreranno con la professoressa Mori per raccontarli.”
Avete quindi già un’idea di quando inizierete a lavorare sul progetto in classe, e di come strutturare il lavoro tra i ragazzi?
“Cominceremo a lavorare al progetto tra fine gennaio e inizio febbraio. La classe, una seconda scientifico, verrà divisa in otto gruppi, ognuno dei quali avrà un diverso tema da sviluppare. In particolare, un gruppo ha intenzione di lavorare sull’effetto serra e sulle condizioni della qualità dell’aria in Emilia Romagna negli ultimi anni, indicativamente dal 2009 ad oggi. L’idea è quella di dividere le analisi innanzitutto in base ai giorni della settimana, per vedere, in media, se c’è differenza tra giorni infrasettimanali e weekend, e per scoprire se c’è un giorno che risulta peggiore rispetto ad altri. Questa tipologia di analisi verrà poi allargata: saranno man mano individuate la settimana tipo di ogni mese e il mese tipo dell’anno. Quest’ultimo verrà confrontato nei diversi anni, per vedere come, in media, è cambiato il livello di inquinamento di anno in anno. Si cercherà inoltre di capire se nei giorni di blocco del traffico vi è un calo dell’inquinamento o se la differenza è nulla: questo sarà un ottimo spunto per cercare di sensibilizzare i ragazzi e anche l’opinione pubblica.
Un altro tema di cui si occuperanno gli studenti sarà verificare le variazioni del clima e delle precipitazioni negli ultimi anni. Un gruppo dovrebbe rinnovare un vecchio questionario del Pascal e sottoporlo a tutti gli studenti dell’istituto per andare a vedere qual è l’impatto ambientale della scuola sulla loro città. Un altro gruppo ancora vuole andare a vedere come sono migliorati i livelli delle polveri sottili con l’introduzione dell’incentivo per l’uso di veicoli Euro 7 rispetto ai vecchi Euro 3 e 4. Quest’ultimo punto in particolare può essere davvero utile, perché i ragazzi, in questo modo, andranno a studiare anche le normative vigenti, e speriamo si inizino a chiedere il perché di certe cose, smontando quei preconcetti che circolano in modo esponenziale in rete, ossia le fake news, che colpiscono senza fatica bersagli facili come, appunto, gli adolescenti.
Infine, si rifletterà sulle prospettive per il futuro, come ad esempio la costruzione di abitazioni che non inquinino, il confronto dei dati italiani con quelli di altri Stati del mondo, o il bando pubblicato da Arpae sulla progettazione di nuove stalle che inquinino meno.
Dal momento che ogni gruppo lavorerà in modo indipendente, stiamo pensando che sarebbe interessante, una volta raccolti tutti i dati, metterli poi insieme nella fase finale del progetto per creare un discorso generale su quella che è la situazione ambientale in Emilia Romagna e in particolare a Reggio Emilia. Questa è l’idea di base: verrà poi realizzata a seconda di come lavoreranno i ragazzi.”
La classe è una seconda, come ci ha detto. Si tratta quindi di ragazzi molto giovani. Pensa che faranno fatica ad occuparsi di temi così importanti e “sentiti”?
“Spesso noi adulti ci soffermiamo a pensare che certi argomenti siano troppo difficili da affrontare per gli adolescenti, ma altrettante volte alla fine scopriamo che erano soltanto dubbi nostri, perché i ragazzi si dimostrano assolutamente in grado e all’altezza delle tematiche loro proposte. I nostri studenti sono molto giovani, è vero, ma finora hanno risposto positivamente agli stimoli creati da noi insegnanti per coinvolgerli ancora di più nel progetto e hanno dimostrato particolare interesse verso le questioni etiche. Una soprattutto sembra farli riflettere, e cioè se sia una giusta soluzione rallentare la crescita industriale di alcune nazioni, una su tutte la Cina, che hanno attualmente un tasso d’inquinamento molto alto proprio in quanto Paesi in via di sviluppo. Questo rappresenta solo un esempio dei tanti spunti dati ai ragazzi: speriamo che anche da parte loro nascano nuove idee e questioni su cui ragionare. Nel caso in cui, comunque, si presentino particolari difficoltà durante lo svolgimento del progetto, provvederemo a farli affiancare da alcuni ragazzi delle classi superiori, che possano dare loro un aiuto.”
Ringraziamo la professoressa Barozzi per averci gentilmente concesso quest’intervista, e auguriamo un buon lavoro a lei, alle colleghe Mori e Fornaciari e ai loro ragazzi.
Elisa Castagnetti e M. Doina Mareggini